Ciao siamo Rebekka e Filippo, quelli sulla vespa rossa nella foto a destra; questo blog nasce per condividere ciò che pensiamo, ciò che ci accade e tutto quello che ci sta a cuore... un po' per gioco e a volte un po' più seriamente...

Monday, November 14, 2005

SCHIAVI DELLA BENZINA.... QUESTIONE POLITICA!
In Italia l'uso dei biocarburanti (biodisel e bioetanolo) è meno del 1%, in più ne sappiamo davvero poco... pensando che si tratti di fantascenza poter decidere di rinunciare alla benzina per l'alimentazione delle auto...
In Brasile, per esempio, tutte le case automobilistiche (FIAT COMPRESA) costruiscono motori capaci di essere alimentati ad ETANOLO, grazie alla tecnologia FLEX FUEL.
da www.progettomeg.it

La nostra industria, sotto il nome di Magneti Marelli vende un motore chiamato Flex Fuel che può funzionare totalmente ad alcool, a benzina o con qualsiasi miscela di questi due carburanti! Mai sentito parlarne? Vi dirò di più. Tale motore viene montato su varie marche di automobili tra cui la FIAT. Ma non in Italia. Motore italiano, auto italiana, venduti in Brasile o in Svezia (date un occhio al sito Fiat ufficiale brasiliano: http://www.fiat.com.br e cliccate su “novo Palio”).E noi? Ho pensato che nel Bel Paese ci fossero problemi di leggi ma dopo una ricerca un po’ difficoltosa, scopro che, a seguito di direttive europee, è stato emanato un regolamento, il 96 del 20 febbraio 2004, che addirittura reca agevolazioni fiscali per il bioetanolo di origine agricola (triennio 2003-2005). Per cui, oltre a non essere vietato, è addirittura incentivato! Ma allora perché non se ne fa uso e nessuno ne sa niente?A tal proposito sarebbe il caso di disturbare i nostri parlamentari per richiedere la vendita, presso alcuni distributori, di bioetanolo puro o in miscela con la benzina (come già accade in Brasile ed in Svezia!). Questo sicuramente sarà da molla per il lancio sul mercato italiano di motori Flex Fuel e tutti, Fiat compresa, ne gioveranno sicuramente. Intanto che qualcosa si muova a livello macroscopico, non vi consiglio di stare con le mani in mano. Infatti l’acquisto del bioetanolo agevolato è possibile anche ad “utenti extrarete”, come cita testualmente la legge, per cui tutti noi possiamo rivolgerci ad un deposito fiscale per acquistare questo carburante ecologico. Inoltre, e con ciò vi do l’ultima dritta di tipo Fai Da Te, se volete modificare la vostra auto in maniera che si comporti come una Flex Fuel, potete ricorrere al seguente sito brasiliano che vende Kit completi: http://www.jpinjection.com.br. Con poche centinaia di euro, riceverete a casa tutto il necessario per spostarvi un po’ più liberi, più puliti e non finanziando i soliti noti. Buona carburazione a tutti!
Siti internet:- www.ethanol.org: Organizzazione americana per lo sviluppo del bioetanolo quale carburante;- www.ethanolrfa.org: Associazione per i combustibili rinnovabili
- www.agenziadogane.gov.it/italiano/cs/2004/10/01d.pdf Documento di legge sulla defiscalizzazione del bioetanolo. Dal sito principale è possibile raggiungere le leggi relative.
- www.nf-2000.org/secure/Other/S37.htm Fondazione svedese per lo sviluppo dell’etanolo.

da www.ecoage.it
IL BIOETANOLO
Il bioetanolo è un alcool ottenuto tramite processo fermentazione dei prodotti agricoli ricchi di carboidrati e zuccheri quali i cereali (mais, sorgo, frumento, orzo), le colture zuccherine (canna da zucchero, bietola), frutta, vinacce e patate. Può essere utilizzato come biocarburante al posto della benzina. Entro il 30% il bioetanolo viene miscelato con la benzina tradizionale senza particolari accorgimenti tecnici al motore. Non a caso in Brasile il bioetanolo è utilizzato in forma pura al 100% come sostituto della benzina.
Il bioetanolo può anche essere estratto dalle biomasse di tipo cellulosico e dai sottoprodotti delle coltivazioni ma al prezzo di un costo di produzione maggiore. Le principali materie prime finora utilizzate per la sua produzione restano pertanto i cereali, la canna da zucchero e le barbabietole. Ogni 100 kg di cereali fermentati si ottengono circa 30 kg di etanolo.
Come tutti i biocarburanti anche il bioetanolo consente la sostituzione dei carburanti tradizionali (benzina) regalando al paese una maggiore indipendenza dall'import di petrolio. In ogni caso non ci sono soltanto aspetti positivi. Per uno sviluppo di massa i biocarburanti come l'etanolo richiederebbero agevolazioni fiscali per essere competitivi rispetto alle benzine. Una grande diffusione del bioetanolo come carburante comporta quindi la riduzione delle entrate fiscali provenienti dalle accise sui carburanti tradizionali. Su cui molti governi fanno affidamento per coprire spese pubbliche di ogni tipo. Altri effetti da tenere in conto riguardano l'impatto sull'agricoltura nazionale. Come ben sappiamo ogni paese ha un sistema agricolo peculiare e diverso dagli altri.
La scelta tra i biocarburanti e la benzina non è quindi di natura tecnologica o ecologista bensì prettamente politica.
Ecoage - 11 aprile 2005

Friday, November 11, 2005

VERITA' A FALLUJA
vIDEO DI COME SI è REALMENTE SVOLTO L'INTERVENTO DEGLI aMERICANI A FALLUJA;IL FILE è GRANDE MA CON ADSL LO STREAMING è VELOCE

Monday, November 07, 2005

ETIOPIA
Addis Abeba: retate della polizia nella città deserta

Inviato da Ottavio Pirelli
giovedì, 03 novembre 2005 19:31
Strade deserte nella capitale etiope dopo i tre giorni di scontri appena trascorsi. Salito il bilancio delle vittime, che ieri aveva raggiunto quota 33. Altri due morti sono stati segnalati infatti nella mattinata di oggi.
Molti i negozi chiusi e pochissima la gente per le vie, così le maggiori agenzie di stampa descrivono l'atmosfera nella città al suo risveglio, dopo i violenti tafferugli delle ultime 72 ore. Oggi chi ha potuto ha evitato di uscire di casa, anche se nessun corpifuoco è stato imposto dalle autorità. La polizia e le forze speciali di sicurezza continuano a presidiare molti quartieri. Spari - riferisce la Misna - sono stati uditi ancora in mattinata: un eloquente segno del livello di tensione ancora alto.
I portavoce della Coalition for Unity and Democracy (CUD) accusano il governo di aver arrestato circa mille propri attivisti, oltre all'intera dirigenza del partito. Cifre che aumentano con il passare delle ore: secondo fonti diplomatiche sono già 2000 le persone fermate.
Una vasta operazione repressiva sarebbe infatti in corso nella capitale e in altre parti del Paese. La stessa Misna riporta le parole di un osservatore che comferma che ad Addis Abeba si stanno svolgendo numerose retate. Sempre secondo questo testimone, anche "i bambini di strada" della capitale sono stati portati via dalle forze dell'ordine, sospettati di simpatizzare per l'opposizione.

ETIOPIA, calma apparente dopo il caos
Cinquanta morti e 200 feriti in quattro giorni di scontri. I funerali si sono svolti senza incidenti.
ADDIS ABEBA – Negozi con le saracinesche abbassate, traffico ridotto al minimo, pochi i passanti. Così Addis Abeba piange i suoi morti, per molti dei quali domenica si sono svolti i funerali, fortunatamente senza incidenti. Il bilancio di quattro giorni di guerriglia urbana nella capitale è tragico. Tra agenti e manifestanti una cinquantina di persone ha perso la vita e almeno 200 sono rimaste ferite.
Di giorno non c’era presenza di soldati ricomparsi però a pattugliare la città la sera. Si respira una calma tesa. I taxisti non se la sentono di circolare. Hanno paura che le loro auto possano essere prese a sassate, come spiega Brahnu, l’autista da anni utilizzato dal Corriere: «La violenza può ricominciare da un momento all’altro. Meglio non rischiare. Stavolta non ti vengo a prendere».
I disordini dei giorni scorsi sono cominciati proprio grazie ai taxisti. Nella zona affollata e commerciale dal nome italiano, Mercato, uno di loro stava suonando il clacson, seguendo le istruzioni della protesta organizzata dal partito d’opposizione il Cud (Coalition for Unity and Democracy). La polizia si è avvicinata per arrestarlo, ma la popolazione lo ha difeso e lo ha fatto scappare. Allora sono intervenuti i reparti speciali che hanno circondato la zona. La gente si è organizzata ed ha bombardato gli agenti con sassi e bastoni. Racconta Hailè, studente, testimone oculare che però, sostiene, non ha preso parte alla protesta: «I poliziotti prima hanno sparato in aria, ma nessuno si è spaventato, nessuno è scappato. Quindi, quando stavano per essere sopraffatti, hanno tirato direttamente sulla folla. E’ stato un massacro».
Il primo giorno gli scontri sono stati circoscritti al centro della capitale etiopica, il secondo hanno coinvolto tutte le zone della città. «Una signora mia vicina di casa, che non c’entrava nulla – racconta un italiano che da qualche anno vive ad Addis Abeba - . S’è affacciata al cancello ed è stata colpita da una pallottola in mezzo alla fronte».
Al quarto giorno la città, il cui nome significa Nuovo Fiore, si è calmata, ma gli scontri sono cominciati nel resto del Paese. A Dire Dawa ad Awassa, a Bahar Dar, a Dessie a Debre Marcos. Si parla di parecchi morti e feriti, ma non ci sono conferme. Il timore è che da un antagonismo politico tra un’opposizione, che si sente defraudata da un risultato elettorale penalizzante, e un governo, che ha vinto le elezioni con i brogli, si passi a uno scontro etnico tribale. Ahmara e oromo, l’opposizione, contro tigrini, il governo. Allora sì che salterebbe il coperchio etnico etiopico (un’ottantina di tribù) con preoccupante destabilizzazione del Paese (e il rischio Ruanda, genocidio del 1994)
La comunità internazionale guarda con apprensione all’immediato futuro. Ha lanciato un appello alle parti perché tentino di mettersi d’accordo, evitando di far precipitare la situazione, cosa che danneggerebbe tutti i protagonisti. Ma sembra anche imbarazzata. Tutti sostengono l’attuale regime del primo Ministro Melles Zenawi perché guida l’unica potenza regionale laica, stretta tra una Somalia incubatrice di fondamentalisti islamici e un Sudan che fino a ieri li finanziava e addestrava. Ora però ci si sta rendendo conto che la repressione violenta di questi giorni sta screditando l’Etiopia agli occhi del mondo. Fino a ieri Melles era considerato l’uomo della provvidenza dell’Africa Centrale, l’esempio da seguire per democratizzare il continente. Gli sono stati condonati i debiti ed è stato ammesso all’accesso a crediti di favore.
Uno dei nodi del contendere è la sorte dei leader del Cud, arrestati il primo novembre. «Devono essere liberati per evitare il peggio», ha chiesto a Melles Zenawi, primo ministro e uomo forte del Paese, l’ambasciatore americano Vicki Huddleston. Le manette sono state messe all’eletto sindaco di Addis Abeba, Berhanu Nega, che non ha ancora occupato la sua poltrona. Sul suo conto ad Addis Abeba circola una voce che, se confermata, rischia di distruggere ogni tentativo di mediazione e di portare direttamente alla catastrofe: Berhanu Nega sarebbe in coma a causa delle botte ricevute al momento del suo arresto. A differenza del segretario del Cud, Hailè Shawel coinvolto nei governi dell’ex dittatore Mengistu Hailè Mariam, Berhanu Nega, che di Shawel è il vice, è un attivista dei diritti umani e gode perciò di una fama straordinaria. Un altro dei leader arrestati sarebbe addirittura morto per le percosse il professor Mesfin Woldemariam, settantacinquenne geografo ora in pensione e fondatore dell’Ethiopian Human Right Council. Se fosse vero sarebbe una tragedia che porterebbe dritto dritto alla guerra civile.
Ferew Abebe è il direttore di Reporter, settimanale indipendente critico verso le autorità, ma anche verso l’opposizione. «Il precesso elettorale non è stato chiaro e il governo ha commesso brogli. La televisione e la radio di Stato che durante le elezioni avevano dato spazio all’opposizione, ora si sono richiuse in se stesse e sono tornate come ai vecchi tempi a fare propaganda solo per il governo. In linea di principio l’opposizione ha ragione a reclamare tutti i seggi di cui avrebbe diritto. Ma alla fine cosa sta ottenendo? Qui c’è il rischio che si torni alla dittatura dal pugno di ferro, come ai tempi di Mengistu. Vedo il futuro molto nero».
Il puzzle da sistemare è complicato anche dal fatto che nel nord del Paese soffiano venti di guerra. In questi anni, complice anche la decisione del Consiglio di Sicurezza di revocare l’embargo sul materiale bellico, Etiopia ed Eritrea si sono armate fino ai denti. Ora l’Onu denuncia ingenti movimenti di truppe alla frontiera e il rischio che il conflitto riprenda. Nessuno può immaginare quali saranno i suoi esiti, sia ad Addis Abeba, sia ad Asmara. Una sola cosa è certa: i morti, in questo caso, si conteranno a migliaia.
Massimo A. Alberizzi
malberizzi@corriere.it
07 novembre 2005

Thursday, November 03, 2005

Falsa Democrazia in Etiopia, è guerriglia!

Postiamo una e-mail di una nostra amica che lavora in Etiopia per una ONG Italiana... ci informa sulla grave situazione Etiope

Cari amici, parenti e conoscenti tutti,
nuovi spari si sentono in lontananza dall'ufficio LVIA di Addis Abeba, nuovi colpi vengono inferti alla democrazia in questo Paese.
Per chi di voi non sia stato aggiornato sulla situazione in Etiopia spiego brevemente che dopo le elzioni nazionali dello scorso Maggio, nelle quali l'opposizione sembra aver ottenuto un numero consistente di voti, numerosi brogli sono stati messi in piedi dal vecchio (e ahimè nuovo) Governo per mantenere la propria posizione di potere. Davanti alle proteste della popolazione il Governo ha risposto con studenti uccisi in diverse università del Paese, rappresentanti dell'opposizione incarcerati, scomparsi o uccisi, manifestanti trucidati ecc. ecc.
Il clima di terrore che ne è derivato ha imposto una calma apparente. Tutto sembrava tornato alla normalità, ma ancora i risultati ufficiali delle elezioni non erano stati comunicati. Quando a Settembre, dopo quattro mesi dalla consultazione, la vecchia maggioranza è stata confermata al potere, la situazione è precipitata. Diversi parlamentari dell'opposizione si sono rifiutati di entrare in Parlamento, gli sforzi della diplomazia internazionale per la costituzione di un governo di coalizione sono falliti e con essi ogni possibilità di distensione del clima.
Così ieri ed oggi nuove proteste PACIFICHE della popolazione hanno portato all'arresto dei maggiori rappresentanti dell'opposizione che, non essendo entrati in Parlamento, neppure godono dell'immunità parlamentare! La reazione della popolazione della capitale è stata nuovamente di contestazione e, dato che il diritto di esprimere le proprie opinioni liberamente è un privilegio dei soli Paesi democratici, i dissidenti sono stati repressi con la forza. Il bilancio ufficiale di ieri è di otto morti di cui due militari e sei civili, e un numero imprecisato di feriti che si presume superare i 20.
Oggi la situazione è peggiorata e pur non avendo alcuna cifra di riferimento il tracollo è palpabile. I rumori degli spari stamani provenivano da diverse zone della città, alcuni nostri colleghi ci hanno chiamato dai loro uffici informandoci di essere circondati da scontri a fuoco e di non potersi muovere, i proprietari dei negozi hanno cominciato a chiudere a scappare verso casa, l'ambasciata italiana ci ha intimato di non spostarci e di non lasciare la città, i taxi hanno smesso di circolare, le strade principali sono state poste sotto il controllo dei militari.
Sembra che sia in atto una vera e propria guerriglia urbana.
Dai racconti dei nostri amici locali apprendiamo che i manifestanti sono entrati nelle case per tirar fuori la gente affinchè prendesse il coraggio di protestare e hanno lanciato sassi contro le case di chi non usciva a sostenere la protesta. Dopo di loro i militari hanno fatto incurisioni nelle abitazioni per arrestare gente non bene identificata.
Noi, al solito, abbiam chiuso l'ufficio per permettere allo staff di rientrare in casa prima del buio, sfruttando il momento di relativa calma del primissimo pomeriggio. Poi ci siamo rifugiati in casa, in una zona della città che, pur essendo vicina ad uno dei punti caldi, è stata sinora tranquilla. Ed eccoci quì barricati in attesa che cali il buio per giustificare la decisione di andare a letto.
Quel che più pesa non è l'isolamento forzato o l'incertezza su quel che accadrà domani, ma il sapere che al di là del muro del nostro giardino qualcuno sta morendo per affermare il proprio diritto di dissentire mentre noi ce ne stiamo impotenti a sentire il suono dei colpi che uccidono.
E quando a raccontare quello che succede a pochi metri di distanza da noi non è una radio, nè una televisione, ma una voce familiare e il volto amico di chi con noi lavora e vive e ha questo Paese come patria, pesa anche leggere su quel volto il terrore per la sicurezza dei figli e della famiglia, la preoccupazione per le sorti di questa terra, l'amarezza per le tante lotte pacificamente condotte e violentemente represse.
Quindi è con questo stato d'animo che vado a letto stasera, con la coscienza che un altro attentato alla democrazia e alla pace è stato compiuto oggi, e con la speranza che domani non ci regali nuovi morti.
Un saluto a tutti

BIOCARBURANTI IN FINANZIARIA
I Verdi sostengono le iniziative per diffondere in Italia la produzione e l'impiego dei biocarburanti e a tal proposito raccoglieranno un milione di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare per la promozione della produzione e dell'impiego di biomasse e di biocarburanti di origine agricola nazionale. Cosi' si e' espresso il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio, commentando l'iniziativa della Coldiretti che a Cernobbio ha presentato il motoscafo alimentato a biocarburante. Secondo il leader dei Verdi in Finanziaria vanno inseriti ''incentivi e finanziamenti per favorire l uso di biocarburanti gia' nella Finanziaria in discussione in Parlamento''. Pecoraro ha precisato che il Governo ha dimostrato una scarsissima attenzione verso il tema dei biocarburanti tanto che ha ridotto il contingente defiscalizzato di biodiesel che era stato aumentato dall ultimo governo di centrosinistra. Favorire l'uso di biocarburanti che sono molto meno inquinanti degli altri carburanti porterebbe vantaggi sia all'ambiente che all'agricoltura , ha concluso Pecoraro.
Fonte Equologia 24/10/2005
27/10/2005