Ciao siamo Rebekka e Filippo, quelli sulla vespa rossa nella foto a destra; questo blog nasce per condividere ciò che pensiamo, ciò che ci accade e tutto quello che ci sta a cuore... un po' per gioco e a volte un po' più seriamente...

Thursday, November 03, 2005

Falsa Democrazia in Etiopia, è guerriglia!

Postiamo una e-mail di una nostra amica che lavora in Etiopia per una ONG Italiana... ci informa sulla grave situazione Etiope

Cari amici, parenti e conoscenti tutti,
nuovi spari si sentono in lontananza dall'ufficio LVIA di Addis Abeba, nuovi colpi vengono inferti alla democrazia in questo Paese.
Per chi di voi non sia stato aggiornato sulla situazione in Etiopia spiego brevemente che dopo le elzioni nazionali dello scorso Maggio, nelle quali l'opposizione sembra aver ottenuto un numero consistente di voti, numerosi brogli sono stati messi in piedi dal vecchio (e ahimè nuovo) Governo per mantenere la propria posizione di potere. Davanti alle proteste della popolazione il Governo ha risposto con studenti uccisi in diverse università del Paese, rappresentanti dell'opposizione incarcerati, scomparsi o uccisi, manifestanti trucidati ecc. ecc.
Il clima di terrore che ne è derivato ha imposto una calma apparente. Tutto sembrava tornato alla normalità, ma ancora i risultati ufficiali delle elezioni non erano stati comunicati. Quando a Settembre, dopo quattro mesi dalla consultazione, la vecchia maggioranza è stata confermata al potere, la situazione è precipitata. Diversi parlamentari dell'opposizione si sono rifiutati di entrare in Parlamento, gli sforzi della diplomazia internazionale per la costituzione di un governo di coalizione sono falliti e con essi ogni possibilità di distensione del clima.
Così ieri ed oggi nuove proteste PACIFICHE della popolazione hanno portato all'arresto dei maggiori rappresentanti dell'opposizione che, non essendo entrati in Parlamento, neppure godono dell'immunità parlamentare! La reazione della popolazione della capitale è stata nuovamente di contestazione e, dato che il diritto di esprimere le proprie opinioni liberamente è un privilegio dei soli Paesi democratici, i dissidenti sono stati repressi con la forza. Il bilancio ufficiale di ieri è di otto morti di cui due militari e sei civili, e un numero imprecisato di feriti che si presume superare i 20.
Oggi la situazione è peggiorata e pur non avendo alcuna cifra di riferimento il tracollo è palpabile. I rumori degli spari stamani provenivano da diverse zone della città, alcuni nostri colleghi ci hanno chiamato dai loro uffici informandoci di essere circondati da scontri a fuoco e di non potersi muovere, i proprietari dei negozi hanno cominciato a chiudere a scappare verso casa, l'ambasciata italiana ci ha intimato di non spostarci e di non lasciare la città, i taxi hanno smesso di circolare, le strade principali sono state poste sotto il controllo dei militari.
Sembra che sia in atto una vera e propria guerriglia urbana.
Dai racconti dei nostri amici locali apprendiamo che i manifestanti sono entrati nelle case per tirar fuori la gente affinchè prendesse il coraggio di protestare e hanno lanciato sassi contro le case di chi non usciva a sostenere la protesta. Dopo di loro i militari hanno fatto incurisioni nelle abitazioni per arrestare gente non bene identificata.
Noi, al solito, abbiam chiuso l'ufficio per permettere allo staff di rientrare in casa prima del buio, sfruttando il momento di relativa calma del primissimo pomeriggio. Poi ci siamo rifugiati in casa, in una zona della città che, pur essendo vicina ad uno dei punti caldi, è stata sinora tranquilla. Ed eccoci quì barricati in attesa che cali il buio per giustificare la decisione di andare a letto.
Quel che più pesa non è l'isolamento forzato o l'incertezza su quel che accadrà domani, ma il sapere che al di là del muro del nostro giardino qualcuno sta morendo per affermare il proprio diritto di dissentire mentre noi ce ne stiamo impotenti a sentire il suono dei colpi che uccidono.
E quando a raccontare quello che succede a pochi metri di distanza da noi non è una radio, nè una televisione, ma una voce familiare e il volto amico di chi con noi lavora e vive e ha questo Paese come patria, pesa anche leggere su quel volto il terrore per la sicurezza dei figli e della famiglia, la preoccupazione per le sorti di questa terra, l'amarezza per le tante lotte pacificamente condotte e violentemente represse.
Quindi è con questo stato d'animo che vado a letto stasera, con la coscienza che un altro attentato alla democrazia e alla pace è stato compiuto oggi, e con la speranza che domani non ci regali nuovi morti.
Un saluto a tutti

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